Voi anziani senz'altro vi ricorderete, ma di noi giovani, a tanti ho chiesto, nessuno sapeva che a Plesio si editava, anche se un numero unico annuale, un giornale di informazione a carattere religioso e sociale: Echi di Plesio.

       Quella qui sopra raffigurata è uno stralcio di testata delle fotocopie dell'unico numero in nostro possesso, si tratta della copia inviata dall'allora parroco di Plesio, Al collega Don Giulio Giossi, parroco di Verceia, nel chiavennasco.
       Chi altri fosse documentato, questo sarebbe un argomento da ampliare; per costruire un'altra pagina della
nostra storia.

       Di seguito eccoVi menzionati alcuni argomenti trattati in questo numero, così come in origine..

 

 

La raccolta !

 

lesio, l'alpestre paesello incastonato nell'anfiteatro di ridente valle che tocca i due illustri santuari di Nobiallo e di Breglia, si raccoglie oggi con un sol cuore per l'inaugurazione dei riusciti restauri che fan centro alla parrocchiale.

   E' festa di popolo che ha saputo con tenacia, sacrificio e lavoro attuare un progetto di £. 20.000.

   Alla gioia dei grandi si associa, l'entusiasmo dei giovani nostri rimasti in patria che inaugurano il distintivo sportivo. E l'infantile allegrezza dei bambini dell'asilo che sventolano per la prima volta il loro piccolo tricolore.

   L'entusiasmo nostro però è temperato dal pensiero che la grande maggioranza dei nostri giovani e uomini che si sarebbero cordialmente associati stanno in terra straniera per pane che madre patria non sa dar loro.

  Perchè essi pure possino unirsi a noi ricordando Plesio, famiglia, parrocchia, adempiendo a promessa loro fatta nel giorno triste dell'addio, inviamo questo foglio, che porterà loro gli echi della valle nativa.

 

 

Plesio (cenni storici)

 

    Plesio è d'origine antichissima.

   Dall'etimologia della parola e dai pochi cenni storici possiamo desumere che sia uno dei paesi più antichi del nostro lago, una delle prime colonie che fiorirono parecchi secoli prima di Roma cogli splendori di Crotone nella Magna Grecia, e colla lenta e continua penetrazione ellenica, più precisamente italiota, nell'Italia settentrionale. Alcuni storici fanno derivare Plesio dal greco che significa vicino, spiegandolo con la sua vicinanza a Lenno pure di fondazione ellenica. Altri lo fanno derivare da Pleso (Laride) piccola borgata della Grecia.

    Le due spiegazioni etimologiche sono entrambe attendibili e a confermare la tesi, di Plesio colonia           greca, abbiamo la stessa etimologia delle frazioni che circondano Plesio tutte pure di origine ellenica.

    Calveseglio (bello-vedere); Ligomena; Logo. Nel corso dei secoli Plesio seguì le vicende di tutte le colonie greche; a fianco della coltura del pensiero dell'Atene di Aristotele, di Platone, di Socrate, sorgeva la Roma di Mario, di Cesare e Pompeo che spingeva le sue conquiste su quasi tutto il mondo allora conosciuto.

    E in questa forza d'espansione la civiltà Romana si sovrappose all'antica civiltà ellenica, i popoli se l'assimilarono, scomparvero la cultura e la religione greca, e regnò libera e incontrastata dall'Alpi al mare, l'aquila Romana.

    Como, Torno, Lenno, Plesio, Lecco, Erba, con parecchie altre colonie ai piedi delle Alpi formarono come un antemurale contro le invasioni barbariche dai valichi della nostra provincia.

    Lo storico Strabone ricorda che Giulio Cesare, 60 anni prima di Cristo, invitò a Como 500 coloni,quasi tutti italioti (nati nell'Italia meridionale soggetta alla Grecia), di questi pochi rimasero in città, è quindi probabile che alcuni si siano quindi....non leggibile....tata da Maurizio Monti nella sua storia di Como. Ma un avvenimento recente, una scoperta della massima importanza per l'archeologia e la storia di Plesio ci pone di fronte, se non contemporanei, alla distanza di pochi anni due popoli, i primitivi coloni e gli Etruschi che indubbiamente colonizzarono in un'epoca remotissima la piccola colonia ellenica.

    Infatti il 20 marzo 1900, tra gli scavi per una costruzione dei signori Petazzi di Plesio in località Palazzo, si trovarono dagli operai tra lo strato di terra vegetale ed il sedimento di argilla e di sabbia, propria della struttura geologica delle Prealpi a un metro dal suolo, due olle, una delle quali vuota, l'altra con pochi oggetti di bronzo e un anello di ferro.

    La qualità e il numero degli oggetti fanno escludere si tratti di una sepoltura arcaica; tre studiosi si occuparono dei ritrovamenti, il nobile dott. Alberto Pisani Dossi, l'avv. Gian Paolo Lucini e da ultimo coll'autorità che dà il suo nome, Serafino Ricci  professore di Antichità Classiche all'Accademia di Milano e di Archeologia dell'Università di Pavia. Il Ricci col Pisani Dossi e coll'avv. Lucini sostenne si trattasse, data la struttura e il carattere particolari degli oggetti di un ripostiglio preromano, precisamente etrusco, sul quale egli scrisse un piccolo opuscolo critico. Tale ipotesi è avvalorata poi dalla forma e dal carattere d'una fibula tipo Certosa, facente parte del medesimo nucleo di carattere prettamente etrusco che da plesio entrò più tardi nel Museo Archeologico di Corbetta.

    Un altro monumento si scopriva più tardi, il 22 dicembre 1908 in località Passéra in seguito a lavori di sterro si rinveniva una tomba scavata in un masso. L'Ing. Antonio Giussani accorso sul luogo no trovò che avanzi di piccole ossa e cinque denti umani. Il Giussani in linea d'ipotesi li ascrive a qualcuno dei popoli che occuparono il nostro territorio nel periodo che va dalla seconda età del ferro alla conquista di Roma. Il dott. Antonio Magni che recentemente ha illustrati i "massi avelli della regione comense" (Tip. Ostinelli-1922, Como) inclina a ritenerli Romani.

    Non abbiamo dati sufficienti per stabilire a quali popoli e a quale periodo storico si debbano attribuire questi monumenti, ma sta il fatto che in questo nostro piccolo paese in un'epoca lontana si trovarono e si sovrapposero popoli con diversi caratteri etnici, con diverse civiltà, con diversa religione, con diversa lingua.

    Colla caduta di Roma, Plesio seguì le vicende di tutta Italia soggetta all'invasioni barbariche. Anzi nulla sappiamo di Plesio,nei primordi del Medioevo. Si ha però ragione di credere che nei primi dieci secoli dell'età volgare sia andato a poco a poco deperendo. Solo dopo le guerre col Barbarossa e le guerriglie civili attorno all'Isola Comacina, solo dopo la completa distruzione....non leggibile....di un più sicuro asilo, si può credere che qualche famiglia fuggiasca sia giunta anche a Plesio.

    Oscuro è il periodo che va dal 1200 al 1500; fu feudo della famiglia Castelli e probabilmente Plesio dipendeva se non amministrativamente, certo religiosamente da Menaggio; solo nei 1585 si ha l'erezione della parrocchia autonoma di S. Fedele coll'istruzione rogata il 18 gennaio 1585 dal Notaio Gio. Battista Raimondi Cancelliere Vescovile. La parrocchia comprendeva in origine anche la frazione di Barna che con atto 22 novembre 1637 si staccava da Plesio erigendo la parrocchia di S. Maria Maddalena. Il distacco avveniva dietro domanda degli stessi parrocchiani di Barna, alla Curia Vescovile, domanda motivata dal fatto che la terra di Barna dista un miglio e mezzo da quella di Plesio e principalmente nei cattivi tempi perdono la Messa e li divini Sacramenti i vecchi, i putti e i malestanti.

    Nulla di notevole nella storia di Plesio nel periodo che va dal 1600 ai giorni nostri. Plesio visse la vita di tutti i comunelli montani troppo spesso in lotta tra loro. Si ricordano date di paci concluse coi vicini Comuni, dopo le lotte sorte per la sistemazione di pascoli e di confini.

    Oggi vive nella quiete dei suoi monti e delle sue selve. I suoi abitanti, appartati dal lago e dalla città vivono quassù in una terra sorrisa di vita e di sole nel lavoro assiduo dei pochi campi e sarebbe bella e cara questa nostra convivenza umana, se qualche nostro figlio e fratello non si staccasse da noi tutti gli anni per cercare oltre i monti od oltre mare quel pane che la nostra terra così poetica e bella, ma povera non può dare.

 

Immagini: Ligomena sfondo vallata di Plesio: ai primi del 1900.  Foto di Rosalena 

             Ligomena sfondo vallata di Plesio: oggi.                         Foto di redazione

                 La vallata di Plesio dal lago                                               Foto di redazione

Giacomo Spiatta

 

 

 

 

Il Parroco:  Don Umberto Marmori ai suoi parrocchiani

 

    La missione del sacerdote! Chi mai la comprende e l'apprezza secondo il merito? Forse se ne misura il pregio più dalla mancanza del parroco che dalla sua presenza. Un paese senza sacerdote non può quasi immaginarsi; anche i meno praticanti di religione ne sentirebbero il vuoto, direi quasi una umiliazione immeritata se mancasse a lungo questo modesto apostolo di verità.

   La missione del sacerdote si svolge tra la chiesa e le anime.Nella chiesa egli ha sempre di mira le anime a Lui affidate, per esse prega, predica, celebra i divini misteri; alle anime pensa ognora e per esse opera sempre.

   Amato dalle anime ne ha l'intensa soddisfazione che lo conforta. Ignorato e talora anche disprezzato risponde amando colla sofferenza. e ama tanto queste anime il Sacerdote che a tutto rinuncia volentieri per il loro bene.

   Plesio vide queste nobili figure di Sacerdoti e di amici nella persona dei suoi Priori, tra i quali meritano ricordo e sono in benedizione di D. Avanzini, vero tipo di burbero benefico; D. Rizzi, di carattere bonario e di cuore largo; D. Gianera, dalla vita esemplare e austera; D. Erminio Martinoli, dallo zelo ardente. Nell'occasione della sua nomina mons. Poletti di v.m. gli scriveva:"mi congratulo della riuscita! A Plesio c'è ancora della gran buona gente e tra essi un bel gruppo di uomini veramente buoni cristiani; nella gioventù c'è tanto da fare: spero che Ella col suo zelo li saprà attirare. L'unica dote che i Plesiani vogliono nel loro Priore è la brevità nel predicare e nelle sacre funzioni".

   Se nel lungo apostolato di questi esemplari maestri vi fu qualche difetto, non rese meno benefica la loro missione, come non offuscano ne tolgono i benefici effetti del sole le macchie che in esso si scorgono.

 

 

 

Ricordiamo i nostri Eroi

 

Nella mente dell'uomo due cose occupano un posto privilegiato. Qualunque sia il grado di civiltà al quale un popolo è giunto, selvaggio accolto, egli prova di fronte all'una e all'altra di queste due cose un sentimento, dal quale invano egli cercherebbe sottrarsi. E mentre tutto si piega e scompare sotto la forza distruggitrice degli animi traviati dal sofisma, l'uomo, davanti a questo sentimento, non si perita di protendere il suo braccio sacrilego, perché due debolezze lo disarmano, due rispetti sovrastano a tutte le opinioni e trionfano di tutte le ire: il rispetto della culla, il rispetto della tomba! Davanti all'uomo che ha lasciato la vita, tutte le fronti s'inchiostrano: il rispetto della tomba è un sentimento che non si potrà cancellare mai dal cuore di un popolo; sentimento nobile, sublime e grandioso, perchè avvalorato dalla fede,, che non si contiene, non si ferma nei limiti, nei confini del mondo. Ma la tomba che chiami maggiormente il rispetto e l'onore, alla quale noi dobbiamo tutta la nostra ammirazione e verso la quale noi dobbiamo espiare il sacro debito della preghiera, è la tomba dell' eroe,che ha versato il suo sangue per il più alto ideale: la salvezza della Patria.

* * *

 Plesio oggi, in una delle sue più care ed indimenticabili feste, sempre memore e riconoscente, ha voluto, innanzi tutto, portare il suo saluto riverente, rinnovare la pietà e l'ammirazione grande verso i suoi Eroi. Davanti al Monumento, che ne ha scolpiti i nomi gloriosi e che racchiude infiniti spasimi, infiniti aneliti, tutta la popolazione è convenuta, in un sol cuore, sentitamente commossa e compresa dell'atto sublime e venerando. Così essa davanti a tanto simbolo di gloria, tra il mesto rintocco delle campane, superba nelle sue gramaglie, senza parole, perchè le parole sono vane, ma nel più grande silenzio, che su tutta la sublimità del sacrificio, ha pregato e ricordato i suoi prodi figli: belli, esuberanti di forza e di giovinezza, quando la vita loro cantava la sua dolce canzone piena di speranze e di promesse, uniti in un sol vincolo di fede, accolsero generosamente il supremo appello della Patria. "Signore come tu vuoi e dove tu vuoi; io sono pronto al sacrificio", ecco la sublime preghiera di Agar, che essi hanno ripetuto, singhiozzando, nell'estremo, straziante abbraccio dei loro cari, soffocando il proprio dolore nella devozione completa, assoluta, al dovere nobile e sublime che loro veniva imposto. Ed eccoli tutti i giovani, padri di famiglia, spezzare la carriera appena iniziata, abbandonare le loro case, ove si erano procurate le gioie più care e desiderate con tutta l'operosità e il sudore di mille fatiche, e venire a piegarsi sotto una disciplina ferrea, non conoscere più altra volontà che quella dei loro duci, pronti a sacrificare la propria vita per la salvezza della Patria. E li abbiamo visti: fulgidi, belli, potentemente saldi, sovranamente invitti, offrire il baluardo dei loro petti ai colpi del nemico; ...abbiamo visto lo scempio dei loro poveri corpi, martoriati, dilaniati, annientati dagli infernali ordigni di guerra e giacenti, forse ancora, insepolti sul campo del loro sanguinoso e glorioso martirio. Avevano essi pure ideali, sogni, speranze; vagheggiavano il trionfante ritorno ai loro cari, la soavità degli effetti, la continuazione della vita, in un tranquillo benessere, guadagnato con sacrifici immani, con pericoli inauditi, con lotte spaventose; ...ma la morte li colse nella pienezza della gioventù e del vigore, lontani da noi, mormorando, nell'estremo gemito, nell'estremo sguardo, la preghiera estrema: "Che non sia invano, o Signore".

   No, non invano, o gloriosi morti, voi cadeste: Iddio ha voluto, col vostro sacrificio, assegnare alla nostra Patria la vittoria degnamente meritata, la gloria lungamente sognata. E come allora i vostri cari vollero che i vostri nomi fossero scolpiti nel marmo, coronati di fiori, di preghiere e di pianto, ancora oggi e sempre vogliono che il vostro ricordo sia perpetrato con frequenti commemorazioni per avvicinarsi maggiormente alle vostre anime ed ascoltare la vostra parola di pace. Così, oggi, o gloriosi morti, Plesio vi saluta, vi bacia, vi esalta; così, oggi, Plesio, in segno di riconoscenza imperitura e di affetto, ha voluto prostrarsi ai vostri piedi, per offrirvi tutti i fiori della sua terra, tutte le sue lagrime, le sue preghiere più calde, e ripetere al suo cuore, a tutti, i vostri nomi gloriosi:

 

                                                                                                                  

  01. Moresi Battista classe1895 m. 23 - 07 - 1915
  02. Tarelli Giorgio classe1894 m. 18 - 09 - 1915
  03. Strella Francesco  classe 1888 m.  09 - 11 - 1915 
  04. Macheo Pietro classe 1888 m.  15 - 11 - 1915
  05. Radice Camillo  classe 1890 m. 16 - 09 - 1916 
  06. Violetti Giuseppe classe 1889 m. 16 - 01 - 1917
  07. Carimati pietro classe 1895 m. 28 - 05 - 1917
  08. Gatti Santino classe 1882 m. 25 - 06 - 1917
  09. Molli Giuseppe classe 1895 m. 25 - 06 - 1917
  10. Tarelli Carlo  classe 1892 m. 24 - 10 - 1917
  11. Martinoli Giuseppe classe 1892 m. 28 - 12 - 1917
  12. Dell'Era Giovanni classe 1899 m. 20 - 06 - 1918
  13. Petazzi Giuseppe classe 1887 m. 14 - 08 - 1918
  14. Macheo Marino classe 1881 m. 11 - 11 - 1918
  15. Dell'Era Angelo classe 1888 m. 08 - 01 - 1919
  16. Dell'Era Giuseppe classe 1890 m. 08 - 03 - 1921
  17. Roveda Angelo classe 1897 m. 21 - 04 - 1921

 

Eccoti, Plesio, i tuoi morti; eccoti l'umile gelida fossa che racchiude la muta, arcana parola dei tuoi prodi figli che nella loro sublime devozione, si immolarono ognuno e tutti per il bene comune.

    Eccoti infine, o Plesio, i tuoi forti, amati figli, che dopo una serie continua di sofferenze crudeli, nella suprema rinuncia, si spensero, sublimi eroi sconosciuti, nel sacrificio estremo; sacrifici che noi tutti vogliamo simboleggiare in una parola, dall'apparenza magica, e con la quale noi ci illudiamo di aver risposto a tutti: la Gloria.

***

Ricordo, a questo punto, l'elogio di Cicerone per i soldati romani della         legione di Marte: La gloria una nomea eterna, ecco tutto ciò che la Patria può fare per queste vittime sublimamente generose.

     Ma sarebbe un' ironia crudele se noi dovessimo attribuire simile linguaggio a questi umili soldati, che strappati dal seno dei loro cari, vennero a morire, alla rinfusa con migliaia e migliaia di altri, sul campo dell'onore: per essi, per la folla anonima di tanti eroi sconosciuti, la storia non potrà avere un ricordo, un cenno, e tutto si ridurrà al silenzio, all'oblio; mentre possiamo ben dire che il loro eroismo oscuro ha servito da piedistallo al nome, alla gloria di altri, più illustri. E se la loro memoria vive ancora, è nel cuore...(illeggibile)... piangono il caro scomparso e cercano di consolare il loro strazio nella fede e nella rassegnazione cristiana. Ecco ciò che rimane, in fatto di gloria, alla innumerevole maggioranza degli eroi che versarono il loro sangue per la Patria; e se noi fossimo ridotti a sciogliere in questo solo tributo il sacro debito contratto con loro ci vedremmo nell'assoluta impossibilità di sdebitarci come la grandezza del sacrificio impone. Ma noi sappiamo che il loro nome, sebbene si cancelli dalla memoria degli uomini,vive e si perpetua in una patria migliore, ove il loro sacrificio oscuro splende in tutta la loro grandezza, in tutta la sua gloria nell'eterna luce chiarificatrice di Dio. Qui è dove la nostra gratitudine costante li può seguire e li raggiunge, con l'unico mezzo che può loro infinitamente giovare: la preghiera, per cui noi ne revochiamo ad ogni istante l'olocausto sublime e con la quale noi possiamo elevarci fino a loro per ascoltare la loro voce, che è, soprattutto, voce di espiazione.

   Il male che ovunque corre snaturando le anime, pervertendo i cuori, esige ineluttabilmente l'espiazione. Ora sono queste le vittime innocenti che col loro sacrificio, oltre l'aver salvato la Patria, furono propiziatori di un giorno migliore, evitando la catastrofe del caos, il trionfo delle tenebre. Così essi ci appaiono sempre più grandi, infinitamente gloriosi nella sublime bellezza del loro gesto che incita a levarsi più in alto di tutte le bassure, di tutte le viltà, che accenna cieli più alti, al mondo che ci conquide con l'armonia dei suoi eterni principii.

 

Immagini: Il monumento ai caduti: oggi.   Foto di redazione

 

Antonio Bertarelli

 

 

 

Stato d'anime

 

Il Comune di Plesio, secondo l'ultimo censimento, conta abitanti 891, la Parrocchia anime 730.

    Nascite: ( documento non integro, quindi mancante di alcuni date) Dell'Avo Marta, Gatti Ermelinda, Bertarelli Vittoria, Mondelli Pietro, Mengotti Giuseppina, Petazzi Giovanni, Tenti Giacomina, Botta Felicita, Spiatta Irma, Gatti Giuseppe, Dell'Avo Mario. 

   Matrimoni N°11: Petazzi Battista - Galli Caterina; Tarelli Augusto - Sani Emilia; Bettoli Alfredo - Dell'Era giuseppina; Giuseppe Dell'Avo Leone - Andreoli Angelina; Pensa Giuseppe - Strella Maria; Mengotti Giuseppe - Gatti Maddalena; Strella Giovan Battista - Cima Maria; Re Giuseppe - Petazzi Elisabetta; Gatti Francesco Guido - Dell'Avo Marianna; Moresi Martino - Bavera Albina; Dell'Era Giuseppe - Ruga Santina.

   Morti N° 4: Botta Cecilia, Casserini Beniamino, Petazzi Giovanni, Canclini Antonio.

   I neo comunicati N°25 ( nominativi omessi dall'autore).

                             

                 

 

Cronaca di Plesio:

Associazioni

 

Varie sono le associazioni esistenti in parrocchia: la Mutuo Soccorso, La Società Idroelettrica, la Cooperativa di Consumo e la Mutua Bestiame.

1. Società Mutuo Soccorso -- Vi fanno parte numerosi soci delle di Plesio, Barna e Breglia. Venne istituita nel 1911 e conta oggi numerosi soci. Esplica la sua opera altamente umanitaria con sussidi in caso di infortunio sul lavoro o di malattia, aiutando gli iscritti anche durante la loro permanenza all'estero per informazioni, reclami ricorsi. Nel periodo invernale dal Dicembre al Febbraio apre un scuola serale di disegno ed istruzione lodevolmente frequentata da una cinquantina di giovani già presciolti dall'obbligo dell'istruzione elementare. Presidente Sani Arnaldo, segretario Verga D. Pietro.

2. Società Idroelettrica -- Venne istituita nell'anno 1918 fra azionisti del paese: dà luce alle frazioni di Plesio, Calveseglio, Ligomena, Logo, e al vicino comune di Breglia. E' in discrete condizioni finanziarie, e al presente della massima utilità e soddisfa ad un desiderio accarezzato da lunghi anni dalla popolazione di Plesio. Presidente Spiatta Carlo; segretario Petazzi Paolo.

3. Cooperativa di Consumo -- Venne istituita fra i terrieri di Plesio e Breglia con atto 13 marzo 1914 a rogito dott. Ghislanzoni. Ha un buon movimento di capitale e conta 138 soci. E' uno dei più fiorenti esercizi del paese e ogni festa dopo le funzioni del pomeriggio il suo vasto salone è il ritrovo dei nostri uomini che dopo una settimana di lavoro si raccolgono per una buona partita a cinquino e a scopa, mentre inter pocula...e mezzi litri passano la serata. La casa, patrimonio sociale costruita qualche anno dopo la fondazione della Cooperativa è in ottimo stato ed è composta di 7 locali e 2 saloni. Presidente Tenti Cipriano ( il popolare sig. Grigio ); vice presidente Don Pietro Verga; segretario Costantino Petazzi, ( buon bevitore e giuocatore di scopa ); magazziniera Pedrazzini Maria. 

4. Società Mutuo Bestiame -- E' un'ottima società che ha dato buoni frutti per il passato e suscita buone speranze per l'avvenire.  Frequenti sono le perdite di Bestiame specialmente nel periodo estivo in cui le numerose mandrie pascolano sulle Alpi Comunali. Forse dovredde essere maggiormente sentito da parte di alcuni il sentimento della Cooperazione e del Soccorso fraterno. Ad ogni modo la Mutua Bestiame si è affermata molto bene ed auguriamo a questa come alle altre società vita prospera e feconda di bene. Presidente: Angelo Sani; segretario Don Pietro Verga.

 

 

 

I Giovani

 

Tutte le opere che tendono a lenire i dolori della umanità hanno la sicurezza di trovare benigna accoglienza presso ogni cuore ben nato. Però v'ha  un'opera ai nostri giorni che supera in nobiltà qualsiasi altra, perchè non ha solo il compito di sollevare i mali della vita ma bensì quello di sanare nelle sue radici la miseranda società dei nostri tempi. Chi non comprende come il compito primo è quello di fermare la corsa terribile dei nostri giovani verso un mondo pagano nelle idee e nei costumi?

 

    I giovani sono le speranze del domani, in un'epoca non lontana saranno i capi di famiglia, gli amministratori di comuni e provincie, da loro dipenderanno le sorti civili e religiose della società.

 

    Come arrestarli, salvarli? Con paziente e costante apostolato di sacerdoti e di genitori formeranno la loro mente all'ideale cristiano, il cuore a quella norma morale di onestà e purezza, che danno il Giovane compreso del proprio dovere dinnanzi a Dio, Famiglia e Patria. E' il tenente Borsi, convertito dalla trincea che scriveva: " i giovani non si conquistano che con l'amore e la benevolenza, con l'esempio tacito e discreto che non li umilia e non li costringe a darsi per vinti".

    Giovani amati: pericoli gravi insidiano la vostra età, la vostra fede, i vostri costumi Voi che amate il bello, il grande, l'eroico, mostratevi dovunque franchi e fedeli ai vostri principi.

 

    Dalla chiesa di S. Marco esce in giorno di domenica un giovane studente. Un giovane spaccone:

      -- Che fai qui? Sei forse stato alla messa? Eh, via,è tempo d'abbandonare questi pregiudizi.

    In quel mentre tre vegliardi uscivano dalla chiesa. Il giovane disse allora al fanfarone: 

      -- Conosci quei tre signori?

      --No.

      --Ebbene, quello a destra è Gino Capponi, presidente della Repubblica Fiorentina. Quello in mezzo è Alessandro Manzoni, il grande romanziere. A sinistra Niccolò Tommaseo. Hanno anch'essi ascoltata la Messa, come l'ho ascoltata. Vedi che sono in buona compagnia; amo essere sciocco con loro che sapiente con te!

***

    Beati voi, o giovani, che avete tempo di far bene.

    Divertitevi pure purchè non facciate peccati.

    La gioventù sorriso di vita sia per voi sorriso d'animo.

 

   

 

Emigranti

 

Uno dei fatti più dolorosi del nostro paese è l'esodo periodico e triste di tanti nostri cari costretti a cercare in terra straniera quel pane che la nostra non può dare. Emigranti! Vi vediamo partire ogni anno e ci si stringe il cuore quando sorridenti, ma collo strazio nell'anima salite fiduciosi il battello e la ferrovia che vi dovrà portare lontani. Ritornate a noi nel tardo autunno con qualche soldo ragranellato....illeggibile....il cuore quando vi vediamo in mezzo a noi, nel nostro paese, nelle nostre case. 

    Siete amici e compagni, padri di famiglia già temprati alle burrasche quotidiane dell'esistenza, e giovani appena sulla soglia dell'adolescenza e della vita. A voi tutti che ci avete lasciati, a voi tutti che in terra straniera vi affaticate in una diuturna e dura fatica, giunga oggi la parola nostra di augurio, il nostro saluto memore ed affettuoso.

    E' l'augurio ed il saluto di tutti noi, di noi che siamo vostri amici, vostri fratelli, vostre spose, vostre madri. 

    E' la parola di Plesio, del vostro Plesio, così bello sullo specchio del lago e colle cime ridenti dei suoi monti. 

    Oggi, noi in festa, vogliamo inviarvi l'espressione del nostro pensiero, del nostro augurio. L'espressione del nostro pensiero perchè tutti noi abbiamo lontano dalla patria una persona a cui pensiamo con lungo desiderio d'amore l'espressione del nostro ricordo perchè vi vediamo colla mente ancora in mezzo a noi; l'espressione del nostro augurio perchè il vostro lavoro possa essere ricompensato e fruttuoso e possiate tutti

Tornare ai villaggi umili e cari

E ritrovar ancor de le deserte

                                                                Case sui limitari,                   

            I vostri vecchi  con le braccia aperte.

 

                   (E. De Amicis)

Questo è il voto migliore dell'animo nostro.

Immagine: Anni '30 - Don Marmori, parroco di Plesio porta agli emigrati in Francia il saluto del paese.

Foto offerta da Rosalena e presa dal libro"Te se regordet?" edito dal Comune di Plesio nel 1997. 

                                                                                                                                                                                                                        Giacomo Spiatta.

 

 

      

       Piccola Posta

     Molli Luigi, Ramonchamp - Angelo Pedrazzini, Dell'Era Santino, Orazio Pedrazzini, Verneuil sur Marne - Strella Erio, Voux les Mourons - Galli Salvatore e Fratelli Galli fu Pietro. "La squadra di foot-baal inaugurando il distintivo sportivo, e gli amici di teatro ringraziando del vostro memore ed affettuoso ricordo, augurano che dopo questo duro periodo di lontananza abbiate a ritornare fra noi ad associarvi, nelle sane e gioconde gare sportive". 

     Bianchi Bernardo, Leone dell'Avo, Mont Laurent. "Ringraziamo e salutiamo affettuosamente.

     Pedrazzini Pietro (Giubba). - Perchè non scrivi mai? Sei diventato ricco e superbo? Hai dimenticato gli amici? Scrivi. Auguri di un prossimo ritorno. El ghitaron? Giubon!

     Galli Zelindo, Fratelli Strella, Spiatta Francesco, Fratelli Molli, Cima, Re, Dell'Avo, Spinsi, Petazzi,-Saluti affettuosi ed Auguri.

     A tutti i nostri emigranti auguri di un proficuo lavoro e di un felice ritorno fra noi e le loro famiglie.

 

 

 

...Continua....pagina in costruzione

 

 

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